martedì 26 maggio 2015

Un piccola creatura fantastica!



Questo è per te.
Per la mia piccola teppista.
Per il mio piccolo vulcano.
Per il mio moto perpetuo.

Tu che non ti fermi mai.
Non puoi stare ferma, non puoi stare seduta senza saltellare.

Una volta ti ho sgridata e ti ho chiesto di stare ferma pochi minuti.
Dopo neppure uno ti sei messa a piangere e mi hai guardata con due occhietti tristi dicendomi 
'Mamma non ci riesco. Non riesco a stare ferma'.

Tu sei così. 

Sei in continuo movimeto, 
Sei energia pura.

E sempre, sempre, sempre sorridente.


Anche quando stai male.
Anche quando ti fai male.
Anche quando combini danni.

Tu sorridi sempre. 

E nonostante la tua corazza apparente, dimostri una sensibilità fuori dal comune.

Soffri se tua sorella non ti da il bacino quando va a scuola.
Ti offendi se ti rimprovero.
Ti affliggi se ti chiedo di stare lontana da tuo fratello.

Sei un piccolo furetto furbo e dolce.

Oggi ho fatto il colloquio con le tue maestre, e mi hanno confermato tutto.

Anzi, hanno aggiunto che sei instancabile ed estremamente socievole.

Ma anche che ... 
... hai poco rispetto per le autorità.

Non ti accontenti di una risposta.
Vuoi e pretendi spiegazioni.

Ma tu sei così.

Un piccola creatura fantastica!

Vero, piccola Eva?

venerdì 22 maggio 2015

Mi ricorderò di tutto questo?

Oggi osservavo Ettore.
Osservavo i suoi primi goffi approcci al gattonamento.
Piano piano.  Muove le manine in avanti, poi dondola il culetto e …osp! Saltella in avanti e poi frana a faccia in giù!
Che buffo!

Ricordo che anche Diana dopo un primo approccio insicuro e tutto suo, con una gamba piegata all’interno, era partita prestissimo, a soli sette mesi.
Eva invece fin da piccola ha mostrato il suo carattere. Intorno ai sette mesi e mezzo si è guardata intorno ed è subito partita senza timori a quattro zampe a sgattaiolare per tutta la casa.

Chissà se tra qualche anno mi ricorderò ancora di tutto questo.

Mi ricorderò tra qualche anno di questi momenti?
MI ricorderò quando sarò vecchia di quel tuo musetto imbronciato, la testa inclinata e tu che ti giri e mi dai le spalle per poi tornare e abbracciarmi?
MI ricorderò di quando tu piccoletto con la tua manina mi dai le pacche contro il mio seno mentre succhi dolcemente il mio latte.
Oppure quando mi mordi con il tuo mezzo dentino lasciandomi il segno.
Mi ricorderò di quando uscita da scuola mi corri incontro per dirmi che la maestra di ha dato una nota di merito e tu sei tutta felice e paonazza, quasi come fosse Natale?
Oppure quando mi abbracci prima di dormire e per dirmi che mi vuoi bene anche se sgrido?

Mi ricorderò dei vostri capricci? Delle vostre urla? Dei vostri abbracci?

Il tempo passa.

Già ricordo a malapena i vostri primi bagnetti.
Diana appena toccava l’acqua urlava disperata, Eva ed Ettore invece iniziavano ad agitarsi e sbattere le manine per fare tanti schizzi.
E quanti sorrisi.

Ricordo con difficoltà quando tu Diana iniziasti a parlare, con le tue paroline storpiate.
E tu Eva, lo ammetto, hai iniziato molto tardi a parlare. Erano parole in libertà …ma ora chi ti ferma più!
Per te Ettore è presto, tu sei ancora al Ma MMa Ma… Bu Bu o urletti vari.
E quando ti arrabbi urli forte e chiudi i pugni stizzito!

Mi ricorderò di quando mi sdraio per terra e voi vi buttate addosso a me?
O sulla schiena di papà!
O di quando giocate insieme oppure quando litigate  per un giochino come se fosse la vostra unica ragione di vita!

Ora siete tutti e tre insieme sul tappeto in sala, a giocare. Ettore tenta di muoversi e tira i capelli ad Eva. Eva lo tortura. Diana supervisiona amorevolmente mentre si guarda i suoi cartoni.

Il tempo passa.
Ed ora  siete già cresciuti!
Tu Diana, sei già a scuola, Eva è una piccola super donnina dal carattere forte ma con un animo dolcissimo ed Ettore è un piccolo principino paccioccoso.

Mi ricorederò di tutto questo?

Come posso permettere al tempo di non cancellare questi momenti speciali?

giovedì 21 maggio 2015

Ma come è successo? Dimmi quando… non me ne sono accorta.

Come si acquista l’indipendenza?
Non lo so.
Non lo so qual è il meccanismo che ci rendi autonomi e ci rende indipendenti.
Liberi.
Non lo so.

Oggi ti ho visto salire su quel pullman con le tue amichette,  felice.

Per la prima volta da quando sei nata, quasi, ti dimenticavi di darmi il tuo bacetto.

Eri entusiasta.

Non importava se pioveva, se faceva freddo. 
Eri felice.

Hai solo sei anni e stai già diventando grande. Troppo.

E stai diventando indipendente.

Proprio tu, che non ti stacchi mai da me.
Proprio tu che sei sempre stata timida e riservata.

Ora stai tirando fuori il carattere. 
Ora stai crescendo.

E’ vero, di traguardi ne hai già raggiunti molti.
Hai imparato a gattonare, a parlare, a camminare.
Hai imparato a sorridere, a fare un sorrisetto furbo al bisogno.
Hai imparato a leggere, hai imparato a vivere.

E ora? 
E ora sei cresciuta.

Ma come è successo? Dimmi quando… non me ne sono accorta.

Brava cucciola mia.

martedì 5 maggio 2015

Non è posto per donne. O meglio, non è posto per mamme.

Febbraio 2013

Non è posto per donne
O meglio, non è posto per mamme.
Ci sforziamo ogni giorno di combattere per mantenere il lavoro, ci proviamo, leviamo tempo e affetto ai nostri figli e per cosa?
Per combattere continuamente con una società perversa, che non ti permette di conciliare le due cose.
E’ inutile.
E’ una battaglia persa.
Non puoi essere madre e lavorare in una società competitiva.
Lo scrivo oggi, quando mi viene chiesto di fare delle call di allineamento settimanale alle 20.00 di sera, quando io sono (o dovrei essere) a casa con le mie bimbe.
Lo scrivo oggi che leggo un’articolo di Mkinsey che dice che vuole rivalutare l’assunzione di madri da lei stessa cacciate per non perdere il capitale umano (http://27esimaora.corriere.it/articolo/la-corsa-a-riassumere-le-donne-lasciate-a-casa-per-la-maternita/#more-9752).
Pensarci prima, no?
Lo scrivo oggi perché la mattina le mie figlie piangono perché vado al lavoro o solo perché vorrebbero almeno che riuscissi ad avere tempo per cenare con loro o per andarle a prendere qualche volta all’asilo.
Chiedo troppo, vero?
Perché per tenermi questo stramaledetto lavoro devo sacrificare la mia vita di madre e la loro gioia di passare un po’ di tempo con me?
Perché se non si lavora 10/12/14 ore al giorno si viene considerati nullafacenti? Ci sono persone che stanno in ufficio tutto questo tempo e sono meno efficienti di altre che ci stanno solo 6 ore ma che lavorano con passione.
Questo sfogo oggi è incontenibile.
Non so quanto riuscirò a resistere ancora.
Tutti ti dicono: ‘tieniti il lavoro, i figli crescono, poi te ne pentirai’.
Siamo sicuri? I figli crescono e io mi pentirò di non aver dedicato a loro abbastanza tempo, di non essere stata una mamma presente, di aver visto la tristezza nei loro occhi.